Elezioni 2018, candidati e programmi…

Un mantra ripetuto in tutte le salse. Ma quanto contano davvero le persone in lista e quanto, invece, le indicazioni dei partiti?

Elezioni 2018, la gente ha bisogno di candidati veri, e il 65% sceglie di testa sua
Da notare nel grafico di sinistra, quello diviso per appartenenza, che i simpatizzanti M5S sono quelli più propensi a scegliere la persona e non il partito

Se lo è chiesto la Demos & Pi che, in un sondaggio per Il Gazzettino, ha intervistato un migliaio di persone sulla fedeltà al partito nelle prossime elezioni. Gli intervistati erano del NordEst – di Veneto, Friuli Venezia Giulia e della provincia di Trento – ma credo che l’esito identifichi benissimo il pensiero di tutto il paese.

La domanda era semplice, il concetto chiarissimo: alle urne obbedirai alle indicazioni del tuo partito, oppure sceglierai il candidato migliore?

Non è proprio un dubbio amletico. Però ci restituisce l’idea che l’elettorato italiano ha dell’offerta politica attuale.

Il risultato è netto. E perfino un poco sorprendente.

Il 65% degli elettori fa di testa sua

Da una parte c’è il 23% del campione, che si mantiene fedele agli ordini di scuderia, e voterà “il candidato indicato dal mio partito o dalla mia coalizione, non importa chi sarà”.

Dall’altra troviamo ben il 65% degli intervistati, che pensa di “votare un altro candidato, se questo fosse migliore”.

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Dunque 2 italiani su 3 (ok, sono nordestini, ma poco cambia) dicono di scegliere il candidato che ritengono più opportuno, anche se vanno contro le indicazioni del proprio partito di riferimento.

Un voltafaccia? Lo sarebbe, se la militanza politica in Italia fosse ancora una realtà.

Ma, visto che il numero delle tessere è in caduta libera e solo alcuni partiti, diciamo esclusivamente il PD e il MoVimento 5 Stelle – nella sua modalità digitale – , hanno un effettivo numero di reali tesserati, più che di voltafaccia è meglio parlare di una presa d’atto della realtà.

Mauro Tosetto

Sono un giornalista, mi occupo di comunicazione e di uffici stampa.

Le persone, anche quelle che sono a digiuno di politica attiva e partecipata, sentono che l’offerta dei partiti si limita, troppo spesso, ad un messaggio che arriva dall’alto. Uno slogan preconfezionato, costituito da un bell’involucro artificiale che contiene, all’interno, l’immagine del leader nazionale, unico vero catalizzatore di consensi (secondo il pensiero dei pochi selezionati frequentatori delle stanze dei bottoni, a Roma, a Milano, ovunque siano).

Gente leale o gente fedele…

Su questo concetto ho trovato molto interessante la dichiarazione del costituzionalista Mario Bertolissi, a corredo del sondaggio, su Il Gazzettino del 31 gennaio 2018, pagina 7.

Dice Bertolissi: “Purtroppo, siamo arrivati al punto che mentre l’elettorato pensa e chiede democrazia, dalla politica arrivano solo risposte demagogiche. O meglio ancora: mentre l’elettorato chiede gente leale al Governo del Paese, la politica risponde con gente fedele. (…) Ma una cosa è certa e lo ripeto: la base politica non esiste più agli occhi dei cittadini”. (sui fraintendimenti della fedeltà, in politica, ho scritto nel pezzo sul film Le idi di marzo)

Le riflessioni che possiamo trarre da questo 65% e dal suo bisogno di un candidato vero sono parecchie, una in modo particolare.

Le persone vogliono politici “di contenuto”

Il cittadino italiano sente forte il bisogno di avere dei referenti in politica estremamente credibili, presenti davvero sul territorio – e non soltanto con una spolverata in campagna elettorale – , che affrontano gli argomenti che interessano alle persone.

Insomma, un politico che costruisca dei contenuti, veri, non che replichi “in automatico” le tematiche che arrivano come input dalla segreteria nazionale.

Cosa voglio dire?

Che in realtà c’è ancora molto spazio (e forse non ce n’è mai stato così tanto) per quegli esponenti politici, quei candidati anche alle prime armi (a tutti i livelli, dal comunale al regionale al nazionale) che vogliono mettere il cittadino comune al centro della sua attività politica.

Se tu, politico, costruirai la tua strategia (ne parlo qui) in funzione delle persone, e non dei diktat plastificati che arrivano dall’alto, riuscirai ad intercettare un consenso maggiore, e ben più duraturo.

Insomma, se fai politica, devi costruire il TUO brand.

E non ricalcare quello del partito, perché ho la sensazione che quel 65% aumenterà sempre di più, nel corso dei prossimi anni.

Mauro Tosetto


mauro tosetto

Sono un giornalista, mi occupo di comunicazione e di uffici stampa. Per conoscermi meglio basta un clic.


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