L’iniziativa del “kit di sopravvivenza” dell’Unione Europea, presentata con l’intento di promuovere la preparazione dei cittadini di fronte a crisi potenziali, ha inaspettatamente innescato un acceso dibattito, incentrato principalmente su un aspetto cruciale: il tono adottato nella sua comunicazione. Ciò che avrebbe dovuto essere un messaggio rassicurante e pratico si è trasformato in un caso emblematico delle insidie di una strategia comunicativa non pienamente consona alla gravità del tema trattato, generando reazioni che spaziano dallo scetticismo all’indignazione.
La Commissaria europea per la Preparazione e la Gestione delle Crisi, Hadja Lahbib, ha incarnato questa comunicazione con un video dal tono marcatamente informale e, a tratti, umoristico. L’intenzione, presumibilmente, era quella di rendere il messaggio più accessibile e meno allarmante (quindi più virale e visibile?), sfruttando un linguaggio e uno stile propri dei social media per raggiungere direttamente i cittadini. Tuttavia questa scelta stilistica ha paradossalmente prodotto l’effetto opposto. L’osservazione sulla necessità di una busta impermeabile per i documenti d’identità a causa della frequente pioggia a Bruxelles, così come la presentazione del proprio coltellino svizzero come “il mio migliore amico” e “must-have”, pur nel loro intento di creare familiarità, hanno finito per stridere in modo significativo con la potenziale serietà delle crisi a cui il kit si riferisce.

Questo contrasto tra il tono leggero e il messaggio sottostante, che implicitamente evocava scenari di instabilità geopolitica e persino conflitti, rappresenta un elemento controintuitivo di notevole importanza. Ci si aspetterebbe che un’iniziativa volta a preparare i cittadini a situazioni di emergenza sia comunicata con un senso di autorevolezza e serietà, capace di infondere fiducia e consapevolezza. Invece, l’approccio informale ha generato interrogativi sulla “dignità istituzionale” e ha alimentato il dubbio che “ora la politica sia solo creazione di contenuti?“.
L’uso dell’umorismo, lungi dal rendere il messaggio più digeribile, ha in molti casi portato a liquidare l’iniziativa come poco seria o addirittura ridicola. La battuta, riportata da diverse fonti, sull’inclusione nel kit di “tutto il necessario per cucinare degli spaghetti alla puttanesca” ne è un esempio lampante. Pur riconoscendo l’intento di alleggerire un tema potenzialmente angosciante, tale affermazione è stata percepita da alcuni come frivola e fuori luogo, contribuendo ad alimentare le reazioni negative.
RIFLESSIONE LATERALE
C’è forse da fermarsi un attimo e osservare, con occhio disincantato, la disperata (e senza più traccia di vergogna) rincorsa di politica e istituzioni alle dinamiche tipiche dei social media. È vero che più il messaggio da trasmettere è complesso (27 paesi diversi significano anche una serie di sensibilità – e di reazioni – diverse) più le valutazioni sul “come” comunicare devono essere ponderate. Ma è anche vero che, per un kit europeo che scivola verso il ridicolo, dall’altra parte c’è anche il successo e l’efficacia dei vari meme, come dimostra l’ultimo (usatissimo dalla politica) caso delle immagini trasformate da Chat Gpt in disegni con lo stile dello Studio cinematografico d’animazione Ghibli, (del maestro giapponese Hayao Miyazaki), usate da molti leader, dalla Casa Bianca a Macron.
Non è che buttare la croce addosso alla Commissaria EU Lahbib, adesso che la frittata è fatta, è comunque ingeneroso? Già. Perché sorge il dubbio che, più che il tono, stia pesando la sottile paura e lo sconcerto che corrono lungo la nostra schiena di europei, che ancora non riusciamo a capacitarci che certi timori possano trasformarsi da fanta-geopolitica in realtà.
E allora il kit di sopravvivenza, per utile che sia, di certo non ci basterà. Ma facciamo fatica ad ammetterlo e allora, infastiditi con noi stessi ben più che con Lahbib, spariamo ad alzo zero su quel video. Che tanto, ormai, non riesce più a difendersi, annegato tra reel e faccine arrabbiate, nel nostro mare di pixel quotidiani.

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Le reazioni iniziali e la copertura mediatica hanno ampiamente evidenziato questo scetticismo e preoccupazione. Molti media hanno inquadrato l’iniziativa nel contesto delle crescenti tensioni globali e della guerra in Ucraina, un collegamento che ha reso ancora più stridente il tono giocoso della presentazione. Titoli di giornali che accostavano il “kit di sopravvivenza” ai timori di una terza guerra mondiale creavano una indubbia dissonanza cognitiva con l’immagine di una Commissaria che presentava gli oggetti con un sorriso. Questa giustapposizione ha probabilmente amplificato l’ansia in alcuni segmenti di pubblico, rendendo arduo prendere sul serio il messaggio “estote parati”.
Le critiche specifiche si sono concentrate proprio sull’inadeguatezza del tono per un argomento così delicato. Accuse di “allarmismo” e di “creazione di un clima di paura” si sono affiancate alla percezione che la presentazione abbia banalizzato un problema serio, creando una specie di tempesta perfetta. La forte reazione negativa da parte di alcuni gruppi politici, da chi ha parlato di “puro terrorismo psicologico” a chi ha blaterato di “isteria di guerra”, sottolineano come la scelta del tono abbia avuto conseguenze politiche significative, polarizzando il dibattito e minando potenzialmente la credibilità dell’iniziativa e dell’istituzione europea.
Esperti di comunicazione politica hanno espresso dubbi sull’efficacia di tale strategia, evidenziando il rischio di mancare di dignità istituzionale e di far apparire il messaggio “derisorio”. Sebbene l’inclusione di elementi come i giochi da tavolo possa essere vista come un riconoscimento dell’importanza del benessere psicologico in situazioni di crisi, il tono generale della presentazione ha oscurato questo aspetto potenzialmente positivo, buttando così il bambino assieme con l’acqua sporca. L’enfasi posta dagli esperti sulla necessità – in situazioni di crisi – di una guida calma e chiara suggerisce che un approccio più sobrio e autorevole avrebbe potuto essere più efficace, nel comunicare l’importanza della preparazione senza generare scetticismo o allarmismo ingiustificato.
In definitiva, la vicenda del “kit di sopravvivenza” europeo ci insegna una lezione fondamentale: anche le migliori intenzioni possono naufragare in un mare di incomprensioni se la comunicazione non è calibrata con attenzione. Il tentativo di sdrammatizzare un tema serio con un tono leggero si è scontrato con la percezione di insensibilità e superficialità, generando più scetticismo che reale consapevolezza.
La scelta del tono nella comunicazione politica, soprattutto quando si affrontano temi di sicurezza pubblica, deve essere ponderato minuziosamente. Il bilanciamento tra l’esigenza di informare e quella di evitare la psicosi collettiva è delicato, e un tono percepito come inappropriato può facilmente compromettere l’efficacia dell’intero messaggio.
La prossima volta sarebbe meglio lasciare le battute umoristiche a un comico di professione e affidare la comunicazione su temi di sicurezza pubblica a chi sa trovare il giusto equilibrio tra informazione, serietà e – perché no – un filo di sobria autorevolezza. Di fronte al rischio di una crisi, forse preferiremmo frasi pragmatiche scandite con una punta di preoccupazione, piuttosto che un “siate preparati” accompagnato da un sorriso smagliante, che declama le meraviglie del coltellino svizzero e delle sue diciotto funzioni.
Lunedì 7 aprile 2025
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